Un altro pezzo sui 70 anni di Messner, ci voleva proprio, penserete.
Forse c’avete pure ragione. Ma non resisto alla tentazione e scrivo, a tarda sera, qualche giorno prima della ricorrenza, 17 settembre 2014.
Messner penso sia un uomo formidabile. Una figura che ha galleggiato tra mito e realtà come pochissimi. Stimato, spesso detestato, ma sempre rispettato. Nessuno si sognerebbe mai di definirlo negativamente in senso assoluto.
Ma anche in questo caso non dico nulla di nuovo, e quindi mi restano poche righe prima di annoiarvi e perdere ineluttabilmente la vostra attenzione.
Quello che di Messner vorrei dire è semplice. Senza Messner la cultura della montagna sarebbe stata diversa. E per dimostrarlo farò un parallelo.
Se Bonatti alpinisticamente parlando non si può dire sia stato da meno, e nemmeno come narratore della montagna, di sicuro credo non abbia speso tante energie quante RM, per lottare per divulgare un’idea forte della montagna.
Messner ha preso posizione (la sua celebre idea di wilderness, di conquista dell’inutile e molte altre) sono state delle pietre miliari del pensiero alpinistico e più in generale naturalistico. Idee molto tranchant, spesso integraliste più che integrali, ma certamente coerenti, persino granitiche nella loro certezza.
Le sue idee non sono rimaste solo tali. Sono diventate libri, TANTI LIBRI (ahimè per il mio fondo spese). Ma anche una serie di musei che hanno sviluppato temi diversi legati alla montagna e più in generale alla natura.
Ha investito tempo e denaro. Certamente ha avuto il supporto di amicizie influenti, istituzioni amiche. Tutto quello che si vuole. Ma il risultato resta: cultura, cultura della conoscenza. E per questo io credo meriti infinita riconoscenza.
Qualche giorno fa un amico mi ha “postato” un commento un po’ sarcastico, dicendo sostanzialmente che avrebbe preferito investire il tempo diversamente rispetto alla lettura di un libro di Messner. Eccoci al punto. Io penso che un libro di Messner, almeno uno, dovrebbero leggerlo tutti, per capire, anche solo sfiorare, alcuni temi che vanno ben al di là dell’alpinismo. Coraggio, libertà, sconfitta, solo per citarne alcuni. Conoscenza di sé stessi, in estrema sintesi. Fatelo, leggete un libro, magari non uno qualsiasi, i migliori (link). E se vi capita andate a visitare uno dei suoi musei.
Visitando quello di Castel Firmiano, a Bolzano, splendido per logica espositiva, cornice, pathos, ho avuto modo di soffermarmi su un dettaglio (Dio è nei dettagli, diceva Mies van De Rohe). Ebbene, mi colpì una cosa in quel museo che racconta per filo e per segno la storia della montagna e dell’alpinismo. Mi colpì che in tutto il percorso espositivo, non ci fosse una foto una di Reinhold stesso, che quella storia di sicuro ha contribuito a scriverla (fosse solo per esser stato il primo uomo a scalare tutti i 14 ottiomila). Credo che Messner (che non ho mai conosciuto), sia questo. Una persona con una personalità straripante ma con un ego decisamente sotto controllo.
Dopo essersi sentito definire per 50 anni, su per giù, come il più grande alpinista di sempre, ecco, credo che questa sia una qualità davvero straordinaria.