Feldenkrais: nome esotico, suggestivo, aspirazionale persino.
almostthere ha deciso di portare il Feldenkrais in Darsena, assieme alle altre attività di sport
che contraddistinguono il nostro “manifesto”.
Per capire di cosa si tratta, nessuno meglio di Maria Luisa Tettamanzi, che da molti hanni conosce,
pratica e divulga il metodo Feldenkrais.
Luisa conduce una classe di feldenkrais in Darsena,tutti i martedì,
fino a fine settembre, alle 7 di sera.
Le abbiamo fatto qualche domanda.
Luisa, cos’è il Feldenkrais, in poche parole?
Il Metodo Feldenkrais è una sofisticata forma di educazione senso-motoria che agisce con il sistema nervoso per migliorare e rendere più confortevoli i movimenti e le funzioni motorie del corpo.
I movimenti suggeriti nel corso di una seduta di Feldenkrais, sia in forma collettiva che individuale,
non prevedono allungamenti o tensioni eccessive ma la quantità minima di sforzo muscolare per organizzare il gesto. E sono movimenti studiati per sollecitare l’abilità neuroplastica del cervello
di cambiare risposta a uno stimolo per migliorare l’organizzazione neuromuscolare e scheletrica.
Abilità propria del nostro sistema nervoso. Attraverso movimenti lenti, dolci e facili, pensati prima che agiti, prende posto quella consapevolezza necessaria a diventare padroni dei propri gesti e a sollecitare nuovi “cablaggi” nel sistema nervoso.
E come è nato il Feledenkrais?
Nasce grazie alle intuizioni e alle conoscenze di uno scienziato-samurai per rieducare il proprio
ginocchio messo fuori uso dalla pratica sportiva e dai chilometri percorsi camminando per fuggire
durante la Seconda Guerra Mondiale dai nazisti e rifugiarsi in Gran Bretagna.
Chi l’ha inventato?
Moshe Feldenkrais è l’ideatore del metodo che porta il suo nome. Fisico e ingegnere convinto nello sviluppo del potenziale umano e nella capacità del sistema nervoso di rinnovarsi e di sviluppare nuove connessioni in qualsiasi momento della vita, grazie al movimento. Concetto oggi di attualità nelle neuroscienze, ma rivoluzionario per gli anni ’40.
A chi è adatta la pratica di questa disciplina?
La pratica del Feldenkrais è adatta a tutti e non ha controindicazioni: atleti professionisti
e non che vogliono ridurre l’impatto della pratica sull’apparato locomotore, per migliorare e rendere
più facile ogni gesto; bambini con problemi di accrescimento o no; adulti e anziani per prevenire e curare processi degenerativi e infiammatori o contrazioni croniche. Danzatori e attori, musicisti e performer in generale. Insomma, direi pressochè tutti, nessuno escluso. È una pratica di consapevolezza, una meditazione in movimento per conoscersi e migliorarsi.
Dove si può praticare?
Sembrerà incredibile, ma il Feldenkrais si può praticare ovunque, anche seduti in tram:
la consapevolezza del corpo è nell’essere presenti a sé stessi e portare attenzione a come si fa ogni cosa.
Quali sono i benefici più immediati?
Dopo una lezione di Feldenkrais ci si sente più rilassati ma allo stesso tempo più alti e più forti,
meglio organizzati. Ed è una sensazione unica. Ci si sente esseri umani.
Ci sono controindicazioni di cui tenere conto?
Il processo Feldenkrais non è una soluzione pronta al problema. È una pratica di consapevolezza
che aiuta nella comprensione dei meccanismi alla base del funzionamento dell’essere umano,
in un percorso di conoscenza e miglioramento di sé stessi. Il movimento, espressione della vitalità
di tali processi, è lo strumento che lo permette.
Di questo sono responsabile: se voglio capire come muovermi meglio e migliorare tutto quello che faccio, dall’allacciare le scarpe a correre una maratona, devo osservare, differenziare, ridurre lo sforzo e fare meno. Nessun alibi, nessuna scusa.
Ho iniziato a praticare il metodo Feldenkrais, circa 20 anni fa con Maria Luisa Tettamanzi .Non conoscevo questo metodo, ma soffrendo di contratture muscolari , artrosi , e tensione ho voluto provare.
Già dalla prima lezione mi sono sentita pia alta e leggera, e mi sembrava di volare. Da allora per me è diventata una necessità di vita.
Io in qualsiasi momento della mia giornata pratico il metodo, che mi trovi in macchina oppure altrove, mi ascolto, e risco a sentire con la mia consapevolezza i miei limiti, e affronta la mia giornata libera di qualsiasi movimento senza fatica.