Per chi non ha un passato da agonista, le gare possono rappresentare un obiettivo piuttosto arduo. Bisogna però tenere presente che tra le gare Master, l’agonismo fatto all’età giusta (ossia quella giovanile) e il professionismo, la distanza è siderale.
Ci sono tante persone, forse troppe, che frequentano la piscina con regolarità, 2-3 volte a settimana, nuotano per 45-60 minuti, ma hanno timore di avvicinarsi a un gruppo master. “Io nuoto per i fatti miei, vado piano; voi vi allenate seriamente”, queste sono solo alcune delle scuse più diffuse. Rotto questo incantesimo, il “nuotatore libero” capisce che i Master si prendono meno sul serio di quanto si possa credere dall’esterno, almeno in settimana, durante gli allenamenti, che di solito, anche in questo caso, sono 2-3 a settimana per circa un’ora.
Tutto sommato è umano, fattibile: gli atleti che si allenano “seriamente” fanno un’altra cosa.
Ma arriva lo scoglio della prima gara. “Non sono all’altezza, gli altri vanno troppo forte per me, non sono un carattere competitivo. E se poi perdo?”. Altre scuse, ma occorre ammetterlo: in questo caso, sono più comprensibili.
Questi falsi miti, però, sono da sfatare.
L’unico aspetto che può preoccupare un novizio è la partenza: di solito non si parte mai dal blocco in allenamento, ma basta qualche prova in settimana e questo scoglio sarà arginato. Certo, la partenza in stile Phelps è lontana anni luce, ma almeno ci si può togliere la prima grande soddisfazione: essere partiti col tuffo. E se proprio il blocco di partenza risulta un nemico imbattibile, nessun problema: nelle gare Master si può partire direttamente dall’acqua.
Gli altri vanno troppo forte, vero?
Primo: non avendo mai fatto una gara, è impossibile saperlo.
Secondo: ogni giorno dell’anno, in ogni situazione, c’è qualcuno che va troppo forte e sembra quasi irraggiungibile, ma non per questo ci arrendiamo; è anche vero che ci sarà qualcuno troppo veloce in acqua, ma si nuoterò nella stessa vasca, ricevendo lo stesso rispetto dei nostri compagni di squadra, dei vicini di corsia, dei giudici, degli organizzatori.
Scarsa propensione alla competizione? Forse nello sport, non avendo mai gareggiato. Ma ogni giorno si cerca di accontentare un cliente in più, di ricevere un abbraccio più forte dal proprio figlio, di strappare un sorriso in più alla nonna, di stupire la partner, di ricevere un complimento dal capo. E meno male che non sappiamo cos’è la competizione… In piscina la competizione è con i colleghi dello stesso livello, una volta tocchi davanti tu, domenica prossima tocca a me. Ma alla fine la vera competizione è con se stessi: sarà stupendo potersi vantare di aver portato a termine una gara (una cosa impensabile fino a qualche mese prima), di essere riusciti a tuffarsi dal blocco di partenza, di riuscire a divertirsi facendo fatica, di trasmettere a chi sta intorno l’entusiasmo che si applica nelle competizioni, e non si finirà mai di imparare, anche se non più da giovanissimi, i valori e l’essenza dello sport.
“Ma se poi perdo?” Tecnicamente vince solo il primo, praticamente vincono tutti.
I nuotatori più veloci, ovviamente riscuotono ammirazione, provocano un po’ di sana invidia, ma gli applausi più scroscianti e carichi di entusiasmo sono sempre riservati ai più lenti, ai debuttanti, a chi ha una tecnica dozzinale ma ci prova lo stesso, con tutte le forze.
Si, anche chi occupa le posizioni molto basse delle classifiche riceve gli incitamenti e gli applausi più forti: in vasca sono arrivati tra gli ultimi, ma sicuramente non si sentiranno mai soli.