A seguire una rapida rassegna delle personalità diversamente disturbate (fra le quali rientro a pieno titolo) che a parere di chi scrive caratterizzano la maggioranza dei soggetti che svolgono differenti discipline sportive.
Sono ben consapevole che alcuni lettori si riconosceranno solo parzialmente o non si riconosceranno affatto nelle descrizioni che seguono e mi auguro che vengano lette semplicemente come un ironico stimolo per avviare una riflessione:
Il Triathleta: uomo che vive sempre con almeno 3 borse in macchina, ossessionato dall’organizzazione ottimale e dall’equilibrio del kilometraggio fra le tre discipline, sorride compiaciuto e divertito quando si trova di fronte una salita al 20% il mare forza 4 o una montagna da scalare a piedi.
Gode del dolore fisico derivante da stanchezza ed affaticamento, soffre di sindrome di inferiorità nei confronti di amici ciclisti, podisti e nuotatori “puri” da cui regolarmente prende la paga sperando in un ipotetico futuro confronto nella triplice che mai avverrà.
Generalmente si prende una pausa di lavoro fra un lungo in bicicletta della mattina ed un lavoro qualitativo in piscina la sera senza mai esagerare (nel lavoro ovviamente). Non si ricorda come si cammina in assenza di dolori alle gambe.
Il Podista: Mediamente possiede più scarpe di un’attrice dello star system.
Ossessionato da km e tabelle, impiega tempo ed energia alla ricerca della combinazione di ripetute, interval training, fartlek, fondo medio e fondo lento che gli permettano la prestazione ottimale.
Normalmente riflessivo ed introverso ha sempre un occhio al gps-conta km da cui dipende gran parte dell’umore della giornata.
Corre per ritrovare l’umore giusto, per riflettere sugli accadimenti della giornata, per superare i propri limiti ma anche, solamente, per correre.
Il Nuotatore: Praticamente un criceto subacqueo, la sua ruota è la vasca. Per il nuotatore l’unico sollievo possibile dagli stress della vita è mettere la testa sotto l’acqua e lenire i clamori della giornata nell’elemento liquido. La ripetitività del gesto atletico, la tensione per il miglioramento infinitesimale che vasca dopo vasca lo porta a sentire maggiore efficienza della bracciata, gambata, virata, sono come ripetere un mantra ossessivo che lo riporta in equilibrio con il mondo.
Il Ciclista: Ha due scopi di vita: non scendere dalla bicicletta, salire su una bilancia. Quantità di km percorsi e rapporto peso/potenza sono due aspetti fondamentali nella prestazione. Fatte queste considerazioni è facile comprendere come in inverno sia irascibile e di cattivo umore (soprattutto dove è difficile pedalare a causa del freddo), abbrutito da allenamenti sui rulli e dalla sensazione perenne di non aver pedalato abbastanza. Rifiorisce nel periodo primaverile dove è possibile incontrarlo da solo o in gruppi nel suo elemento naturale, la strada.
Lo sci alpinista: Gode della fatica insana che causa la salita e della sensazione adrenalinica della discesa sulla neve fresca con il rischio imminente di essere travolto da una valanga. E’ uno sportivo ben strano simile al ciclista da montagna e allo sky runner che vive in uno strano equilibrio fatto di diversi tipi di follia che si compensano fra loro. Ma soprattutto in lui domina la passione per la montagna e la natura cui lo sci alpinista non da del tu semplicemente per il rispetto che deve avere per i giganti di roccia, rispetto che lo porta a ritornare in vita sulle proprie gambe dopo ogni escursione.
grande fabio! hai riassunto tutti gli stati d animo vissuti….ma lo sci alpinismo come ti e’ venuto? nn lo annoveravo ancora tra le tue esperienze!!!
bicicletta fin troppo evidente chi era la tua “musa”!!
è evidente chi sia stata la musa per il ciclismo…
….sullo sci alpinismo non è che abbia fatto proprio migliaia di mt di dislivello. Ma anche Gianni Mina (con il dovuto rispetto è differenze) non aveva mai preso un gancio al mento prima di intervistare Muhamad…”enjoy almostthere”