Non so francamente come sia cominciato…
Forse il senso di questo progetto (progetto?!?!) è venuto fuori “durante”, non “prima”.
Chi mi conosce sa che ho sempre predicato che di maratone in un anno se ne fanno una, massimo due. Al nostro livello (modesto livello), tanto quanto a livello migliore (pro). Forse qualche amatore di livello elite, può permettersi di correre anche più di 4/5 maratone all’anno. Ma si tratta di atleti sani, leggeri, con caratteristiche metaboliche e muscolari davvero speciali. Un gruppo molto ristretto, insomma.
Poi ci sono i maratoneti con disturbi compulsivi, quelli che ne corrono una a settimana, come la Messa della domenica, che i chilometri li macinano, ma che si macinano pure muscoli, articolazioni, mitocondri…. “Per il piacere di correre” dicono. “Fatti”, loro.
Ma torniamo a me.
Appena terminata la Maratona di Londra, con una po’ di delusione rispetto alla prestazione (ma guarda un po’), propongo alla di me consorte, di iscriverci a Stoccolma, maratona che si tiene solo 5 settimane dopo. Mi aspetto qualunque risposta in forma negativa. E invece porto a casa un sorridente “ma sì, dai”. Capirò dopo che la risposta nasce dalla sua irrefrenabile voglia di “flaggare” la casella Stoccolma nel suo taccuino di viaggio…
Ecco fatto. 2 maratone in un mese. Il classico gesto che senza un apparente motivo dietro, manifesterebbe la contraddizione imperfetta. E perfetta sia allora: se ci attaccassi una bella serie autunnale? “New York”, bisogna farla: appuntamento d’obbligo, gli amici, la settimana corroborante nella più ispirante città del mondo. Ma anche “Berlino”, veloce come una “M3” con centralina rimappata, alla ricerca del personal best. Certo che questa fama di fare solo gare all’estero rischia di farmi sembrare più snob di quello che sono. Ripenso alle parole di Linus che anni fa sentii dire che “Firenze”, dopo una New York “leggera” poteva anche starci.
Ok, deciso. Ma quale sarebbe il progetto?!?
E che ne so, io? Pensiamoci un po’…Vedere come reagisce il fisico? Bah, detto tra noi, non mi sembra interessante come monitorare lo sforzo di Armstrong al Tour o il sonno di Federer (11 ore a notte!!).
Capire come può essere calibrato un allenamento tra scarichi (tapering) e recuperi? Cose tecniche, nemmeno così affascinanti. Manco fossi un ultramaratoneta reduce dalla Spartathlon.
Magari potrebbe essere un esperimento plausibile cercare di valutare la risposta emotiva di un impegno emotivamente molto intenso come una maratona, preparata in 6 mesi. Anzi CINQUE maratone. Ecco. Potrebbe essere questo un buon motivo. Tensione pre-grara, ansia da prestazione, mind bodywork. Ma non esiste nulla di più soggettivo di un’emozione, quindi nemmeno questa è l’idea buona.
E alla fine, proprio alla fine mi viene l’illuminazione. C’è un grande vantaggio a fare 5 maratone, per giunta di fila, di questo tipo. Poterle mettere a confronto ravvicinatissimo, una dietro l’altra, d’un fiato. Senza la contaminazione di momenti tra loro distanti, non contigui. Pubblico, organizzazione, percorso, servizi. A confronto ravvicinato.
Ecco a cosa potrebbe servire questo progetto IN5ANITY. Potrebbe essere utile per una bella classifica. Eccola.
LONDON STOCKHOLM BERLIN NEW YORK FIRENZE
comunicazione 8 7 8 10 6
organizzazione 8 8 6 9 5
pubblico 9 7 8 10 6
servizi 8 9 8 8 7
percorso 10 8 9 10 10
inspiration 10 7 8 10 6
expo 9 6 8 10 5
Due parole per spiegare la logica, se mi è concesso…
Per comunicazione voglio intendere quell’apparato che si accende circa un anno prima della gara, che informa, aggiorna, motiva e magari fa pure un po’ di sales…anglosassoni ovviamente imbattibili. Assordante il “silenzio comunicativo” di Firenze, con una scusante: mi sono iscritto un mese prima. Ma l’ultimo mese, per fare un esempio, dalla NYC Marathon si riceve una mail al giorno, minimo. Da Firenze righe telegrafiche…forse usano twitter…
Organizzazione raccoglie tutto: dalla consegna pettorali, ai ristori in gara, fino al numero dei bagni chimici. New York, Londra e Stoccolma sulla stessa linea. Ma a New York eravamo in 50mila. Uno stadio del Manchester United pieno, per capirci. Una moltitudine mostruosa. E non ho visto una sbavatura che fosse una. Tragicomico invece l’afflusso ai cancelli di Firenze, con incrocio diabolico tra chi entrava e chi arrivava all’area di partenza. Progettato da un laureando in Scienze del Caos. Non meno cervellotica la tecnica di consegna dei pettorali a Berlino: stampati uno a uno, per non sprecare la carta di chi non si presenta al ritiro. Abuso di efficienza che diventa inefficienza.
Il pubblico. Sorprendenti i tedeschi, presunti apatici, calorosi invece anche con gli ultimi “rantolanti” dalle 5 ore in su. Pazzesco il boato del pubblico inglese a Tower Bridge. Pulsazioni del sottoscritto schizzate a 170, per l’emozione. Ma NY, niente da fare: n.1 per distacco. L’urlo ultras della curva Sud dopo la solitudine del Queensboro Bridge è una di quelle emozioni che non ti dimentichi. Brividi.
Nei servizi intendo includere tutto il sistema che va dal merchandising alla possibilità di acquistare le proprie foto e video. Bene direi tutti. Una pecca degli americani quest’anno è stato il drammatico ritardo con cui hanno rilasciato le immagini di gara dei runner: a oggi (dicembre) non abbiamo ricevuto ancora nulla.
Percorso, va da sé, è il tracciato di gara. Firenze, con un tracciato progettato da Brunelleschi, con la consulenza di Giotto e vari architetti minori come Minozzo e Leon Battista Alberti, vince a mani basse. Londra e New York sul podio. Menzione speciale a Berlino con il passaggio sotto la Porta di Brandeburgo.
La voce “inspiration”, ne sono consapevole, è quanto di più soggettivo si possa provare a classificare. Quindi lascia il tempo che trova. Medaglia d’oro ex aequo agli anglosassoni, perché lo sport l’hanno inventato loro, così come il concept che a noi di almostthere piace tanto: be a sport maker!!
E infine l’EXPO, che non è quella di Milano fra un anno, ma la parte più ludica, infantile delle grandi kermesse “42.195”. I guru del marketing e dell’entertainment non potevano non aggiudicarsi anche in questo campo la medaglia d’oro: l’Expo della NYC Marathon è un autentico paese dei balocchi, dove puoi trovare 1000 mq (!!) di stand dello sponsor tecnico (Asics), il DJ che mixa Jaz-Z con Star Spangled Banner di Jimi Hendrix, energy jelly gusto canguro e fragola, Dean Karnazes dietro l’angolo che firma poster a grandi e piccini, e soprattutto carte di credito infuocate…. Fuori categoria Firenze perché non ha l’Expo. Avete letto bene, non ce l’ha: l’area espositiva che nelle mappe era denominata “expo”, in realtà era un percorso di astinenza e privazione dell’Ordine dei Tristi. Il fatto che io sia uscito a mani vuote è stato ufficialmente dichiarato record mondiale a livello del mare.
Finisce qui una dissertazione egoriferita, altruidedicata.
Se avete un dubbio su quale maratona fare, fatevi aiutare da queste righe spontanee e senza filtri commerciali. Garantisco che non ho alcuna “provvigione” da nessuna di queste. Davvero, nemmeno da New York…