Perché io perdo!
…non è una domanda cui la maggior parte degli atleti cerca una risposta, ma è una risposta che un solo atleta (io) ha trovato durante un sogno di una notte di mezzo autunno.
Dall’età di 6 anni ho praticato a livello agonistico più o meno in ordine cronologico: nuoto in piscina e in acque libere, pallanuoto, canoa, canottaggio, ping pong (si…ping pong), vela d’altura, canoa polo, squash, corsa su svariate distanze (dai 400 alla maratona) con un rapida digressione sulla marcia (sport contro indicato per atleti con le ginocchia), triathlon, ciclismo in svariate declinazioni: bici da corsa, mountain bike, time trial.
Ho perso in tutti questi sport.
Oggi alla soglia del secondo giro di boa dei 20 anni (tecnica mentale imparata dal nuoto in acque libere per affrontare distanze che mi creano ansia), con almeno tre fastidi permanenti in termini di acciacchi da cui non si torna più indietro, continuo a giocare a tetris con la mia vita cercando di incastrare allenamenti, famiglia, lavoro
ecc…
E’ lecito domandarsi… perché?
In questi anni ho dato ad amici, parenti, colleghi, me stesso, diverse risposte del tipo:
“mi aiuta ad affrontare i momenti di stress”…vero….ma potevo iniziare a fumare o fare yoga come le persone sane, non è sostenibile a ben pensare il concetto: “oggi faccio una gara di 113 km perché sono nervoso”.
Oppure:
“perché è necessario per il mio equilibrio fisiologico dopo tanti anni di sport”…vero…Dopo due settimane che sto fermo: dormo male, mangio con poco appetito, inizio a dire e fare cose poco sensate, riscopro che l’auto ha un clacson ecc…
Ma proprio lo sport mi ha insegnato che la macchina umana con disciplina e metodo si adatta a far cose impensabili, quindi anche ad oziare.
La vera motivazione è:”Perché io perdo!”
A dire il vero non ho sempre perso in vita mia (sarebbe stato anche statisticamente improbabile visto le volte che mi sono trovato ad un nastro di partenza di qualcosa) ma sicuramente oggi non corro per vincere o solamente per vincere.
Corro perché perdendo imparo ancora cose su di me da un punto di vista emotivo, perché perdere a 40 anni è cosa ben diversa da perdere a 12 anni o a 20 e perdere in gara ed in situazioni “protette”, (dove a malincuore devi rinunciare ad un salame ed un pacco di tortellini) è una palestra emotiva, una sorta di vaccino con virus indebolito che poi ti aiuta quando perdi nella vita…che qualche volta capita, anche immotivatamente, e non ci si può far nulla.